L’imperativo della distanza zero

martedì 14 ottobre 2025

7 minuti

L'imperativo della Distanza Zero

Colmare il divario tra le organizzazioni e le persone che servono

Traduzione di Joshua Volpara

Il concetto di Zero Distance è nato dalla mente visionaria di Zhang Ruimin

Nel vortice incessante del business moderno, dove gli algoritmi prevedono le preferenze e le catene di approvvigionamento abbracciano interi continenti, rischiamo di dimenticare la profonda verità che sta alla base della creazione di valore: le organizzazioni non esistono per se stesse, ma per le persone con cui entrano in contatto, ovvero i clienti di cui miriamo ad arricchire la vita, i dipendenti di cui liberiamo l’ingegno e gli ecosistemi di cui alimentiamo la vitalità. In qualità di consulente organizzativo che ha dedicato anni al lavoro di smantellamento delle gerarchie e alla creazione del self management, ho visto con i miei occhi come la distanza, fisica, emotiva o strutturale, eroda la fiducia, soffochi l’innovazione e riduca il potenziale umano.

Ecco perché la ricerca della “Zero Distance”, sostenuta dalla filosofia innovativa del Gruppo Haier e illustrata ogni anno attraverso gli Zero Distance Excellence (ZDx) Awards della Business Ecosystem Alliance (BEA), rappresenta un faro per il futuro del lavoro. Zero Distance non è una semplice tattica, ma un imperativo morale e strategico che ci impone di eliminare ogni barriera tra le nostre operazioni e gli utenti finali che serviamo. In un’epoca di disconnessione, ci invita a ri-umanizzare il business, promuovendo ecosistemi in cui empatia, agilità e obiettivi condivisi convergono per creare legami indissolubili.

Il concetto di Zero Distance è nato dalla mente visionaria di Zhang Ruimin, fondatore e presidente emerito di Haier, la cui trasformazione di una fabbrica in difficoltà in un colosso globale di soluzioni per l’era dell’IoT ha ridefinito le possibilità della produzione industriale. Al suo centro, Zero Distance, incarnato nel modello RenDanHeYi di Haier, insiste sulla fusione degli interessi dei dipendenti con il valore per l’utente, creando strutture piatte e reattive in cui le microimprese operano come nodi autonomi in una vasta rete interconnessa.

Il concetto di Zero Distance è nato dalla mente visionaria di Zhang Ruimin

Le decisioni non passano più attraverso i livelli intermedi del management; al contrario, i team in prima linea, grazie ai dati in tempo reale e al feedback diretto, co-creano soluzioni che rispecchiano profondamente la realtà vissuta dagli utenti. Immaginate il direttore di una fabbrica di lavatrici che esamina attentamente i rapporti sull’utilizzo notturno degli elettrodomestici intelligenti e scopre che il 20% degli utenti preferisce lavatrici a ciclo rapido e a carico ridotto per le esigenze quotidiane. In un mondo a distanza zero, questa intuizione non rimane confinata in un rapporto, ma stimola un’innovazione immediata: un prodotto compatto e su misura per l’utente, nato da una comprensione approfondita.
Il successo di Haier, dal suo ecosistema Internet of Clothing a una valutazione che supera i 30 miliardi di dollari, dimostra che la vicinanza all’utente non è solo efficiente, ma esponenziale, trasformando i consumatori passivi in co-creatori attivi.

In un mondo a distanza zero, questa intuizione non rimane confinata in un rapporto, ma stimola un'innovazione immediata

I premi ZDx Awards della BEA, lanciati come evoluzione degli originali Zero Distance Awards nel 2021 e formalizzati nel 2024 attraverso partnership con il Management Lab (MLab) di Gary Hamel e l’Haier Model Institute (HMI), elevano questa filosofia a un livello globale. Questi premi celebrano le organizzazioni di tutto il mondo che mettono in pratica lo Zero Distance, selezionando esempi da diversi settori e continenti per i loro audaci sforzi volti a colmare il divario tra operazioni interne e impatto esterno.

Nel 2024, oltre 70 candidati hanno concorso per il riconoscimento, con vincitori come la Social Innovation Academy (SINA) e NET Engineering, lodati per aver aperto la strada a ecosistemi incentrati sull’utente rispettivamente nell’istruzione e nell’edilizia. Jaipur Rugs, un vincitore pluriennale, incarna lo spirito dei premi collegando gli artigiani rurali direttamente agli acquirenti globali, assicurando che ogni filo racconti una storia di connessione umana. I vincitori delle edizioni precedenti, come GE Appliances e Fujitsu Europe, hanno sfruttato Zero Distance per abbattere i silos, integrando le intuizioni degli utenti in ogni processo, dalla progettazione dei prodotti alla fornitura dei servizi. Gli ZDx Awards sono più che semplici riconoscimenti: sono una cartina di tornasole per la vitalità organizzativa, che ci ricorda che la vera eccellenza non sta nella scala, ma nella sensibilità al polso umano.

Gli ZDx Awards sono più che semplici riconoscimenti

Perché Zero Distance è così importante? Nel mio lavoro di guida alle imprese self managed, ho visto come le gerarchie tradizionali, quelle imponenti strutture di comando e controllo, creino distanze insidiose che frammentano le catene del valore e allontanano gli esseri umani. I livelli burocratici filtrano le voci degli utenti trasformandole in dati sterili, trasformando esigenze vivaci in metriche vaghe. I dipendenti, ridotti a semplici esecutori di ruoli, si disimpegnano; i recenti rapporti di Gallup (qui) mostrano che solo il 21% dei lavoratori a livello globale è veramente coinvolto, una silenziosa epidemia di disconnessione che costa alle economie miliardi in termini di perdita di produttività.

I clienti, percependo questo distacco, fuggono verso alternative più agili, dove l’autenticità prevale sull’efficienza. Zero Distance ribalta questo paradigma, insistendo su una trasparenza e un empowerment radicali. Appiattendo le strutture e dotando i team di strumenti come l’analisi basata sull’intelligenza artificiale e le piattaforme collaborative, le organizzazioni ottengono ciò che le gerarchie non possono: un flusso continuo di empatia e azione. I dipendenti diventano imprenditori interni, responsabili dei risultati come se da essi dipendesse il loro sostentamento, perché, in Zero Distance, è proprio così. Questo allineamento scatena un volano di innovazione: gli utenti si sentono ascoltati, i dipendenti si sentono vitali e gli ecosistemi prosperano attraverso la co-creazione.

Un volano di innovazione

Consideriamo gli effetti a catena nella pratica. In Haier, Zero Distance ha dato vita a ecosistemi come la rete di cura completa dei capi di abbigliamento, dove lavaggio, conservazione e riciclaggio convergono in scenari personalizzati che anticipano gli stili di vita degli utenti. Un’azienda di successo come Gummy Industries, trasformata da RenDanHeYi in meno di un anno, si è evoluta da agenzia convenzionale a venture builder scalabile, con unità autonome che trasformano i colleghi in imprenditori. Queste storie fanno eco ai principi di autogestione che sostengo in The No-Limits Enterprise, dove la libertà dalla supervisione accende la motivazione intrinseca.
In un quadro Zero Distance, la distanza non è solo logistica, ma anche emotiva. La fiducia viene minata quando l’algoritmo di una banca nega un prestito senza tener conto delle sfumature umane o quando la catena di approvvigionamento di un rivenditore ignora le voci degli artigiani. Perseguendo la Zero Distance, le organizzazioni recuperano la loro umanità: le decisioni vengono prese nel contesto, le innovazioni nascono dal dialogo e la lealtà si forgia attraverso una risonanza genuina. Gli ZDx Awards mettono in luce questa alchimia, premiando le aziende che osano dissolvere i confini, dimostrando che la vicinanza genera non solo profitto, ma anche scopo.

Perseguendo la Zero Distance, le organizzazioni recuperano la loro umanità

Raggiungere la Zero Distance richiede anche coraggio. Richiede di abbandonare il comfort del comando per la vulnerabilità del lavoro di squadra, investendo in cambiamenti culturali che privilegiano l’ascolto rispetto alla lezione. I leader devono coltivare la sicurezza psicologica, come ha fatto Satya Nadella in Microsoft, promuovendo una mentalità “imparare tutto” che fa eco all’ossessione per l’utente di Haier. Strumenti come la blockchain per ecosistemi trasparenti o l’IoT per feedback in tempo reale accelerano il percorso, ma il vero catalizzatore è la mentalità: considerare gli utenti non come segmenti, ma come partner sovrani. I premi della BEA, giudicati rigorosamente in base a criteri come apertura, co-creazione e impatto, fungono da stella polare, ispirando i ritardatari a fare il grande salto. Nel 2023, premiati come Happy e Severstal hanno dimostrato come anche i settori tradizionali, come quello del software e dell’acciaio, possano orientarsi verso l’intimità con l’utente, ottenendo una crescita a doppia cifra in un contesto di volatilità.

Mentre ci troviamo alle soglie di un’era potenziata dall’intelligenza artificiale, la Zero Distance non è più un’opzione, ma una necessità esistenziale. Con le macchine che si occupano delle attività banali, gli esseri umani devono rivendicare ciò che è significativo: creare legami che trascendono le transazioni. Gli ZDx Awards ci ricordano che questa ricerca è uno sforzo collettivo, un arazzo globale tessuto con fili diversi, dalle fabbriche di Qingdao alle cooperative di Copenaghen. Nella mia attività di consulenza, esorto i clienti ad abbracciare questa filosofia: verificate le vostre distanze, potenziate i vostri punti di forza e misurate il successo attraverso le storie raccontate dagli utenti. I vantaggi? Ecosistemi resilienti, anime coinvolte e imprese che non solo sopravvivono, ma prosperano, pulsando al ritmo di coloro che servono.

Zero Distance è l’antidoto all’alienazione, il ponte verso un potenziale illimitato. Lasciamo che gli ZDx Awards siano un richiamo: colmate il divario e osservate l’ascesa delle imprese dell’umanità.

Zero Distance non è più un'opzione, ma una necessità esistenziale

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