Dal modello RenDanHeYi di Haier alle pratiche quotidiane di autonomia e co-creazione: le organizzazioni possono imparare a ridurre la distanza tra chi decide e chi agisce, tra chi ha bisogno e chi può rispondere.
La legna da ardere si consuma in cenere, ma il fuoco continua, la sua fine è sconosciuta
disse o scrisse o pensò Zhuangzi o Zhuang Zhou o Master Master Zhuang. Insomma, lui.
Noi, abbiamo messo insieme tantissime voci per questo Speciale che apre le porte a contributors come Simone Cicero, Doug Kirkpatrick, Tine Bieber, Emanuele Quintarelli, Luna Bianchi, Andrea Tironi e Marco Scarpellino. Lo abbiamo fatto perché muovere la mente e il pensiero da Zhuangzi a noi è un modo per ri-affermare la continuità nella trasformazione che è il principio alla base di questo pensiero.
Un principio ben noto alle filosofie orientali ma che ritroviamo nel lavoro quotidiano con le organizzazioni evolutive. Piccole o grandi che siano per fatturati e persone, decise o caute che siano nei passi che scelgono di fare: tutte sono accomunate dalla necessità che il cambiamento non sia fondato su uno strappo ma sulla garanzia di un principio di continuità.
Zero Distance è la qualità di un’organizzazione capace di ri-configurarsi per rispondere, subito, a un bisogno reale. È il principio che anima il modello RenDanHeYi di Haier: collegare ogni persona al valore che crea per l’utente, abbattendo gerarchie e confini per costruire ecosistemi vivi, interattivi, dove autonomia e co-creazione generano valore condiviso.
Questo Speciale nasce per esplorare come il fuoco di questo cambiamento continua — nelle aziende, nelle PA, nelle pratiche quotidiane — senza mai conoscere fine.